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Lei Sognatrice

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  • Ultima modifica dell'articolo:20 Novembre 2025

Lazzaretto Alessio 2DAE

 

Suonò la campanella ed Evie si alzò e uscì dalla classe seguita dal suo gruppetto di amiche. Passava fra i corridoi sicura e fiera, con nonchalance camminava fra frotte di persone intente a parlare e a consumare la propria merenda. Salutava chiunque incontrasse, tutti la conoscevano come la bella ragazza bionda con gli occhi azzurri, dal corpo segaligno e dal carattere solare che faceva innamorare tutti i ragazzi della scuola. Nonostante ciò non aveva mai avuto relazioni, si annoiava presto, cercava qualcosa di coinvolgente e duraturo. Studiava a Sidney, in uno degli istituti più rinomati del Paese, a scuola era molto brava e partecipe, ma un episodio le stravolse la vita…

Una sera, prima di spegnere il cellulare, Evie si accorse di avere una richiesta di amicizia in sospeso su Instagram, incuriosita accettò e il misterioso Luca71 inviò il primo di un di una lunga serie di messaggi. Evie lo trovava simpatico e interessante. Quando decise di andare a letto, si accorse che erano le tre di notte.

Da quel giorno di gennaio, Evie spense il telefono sempre più tardi, le conversazioni si facevano più intense. Mentre era a scuola Evie desiderava solo tornare a casa il prima possibile per parlare con Luca, c’era spazio solo per lui nella sua testa, ma non ne aveva ancora parlato con nessuna amica. Una notte, Luca disse convinto: “Stanotte tu mi sognerai”, lei rise, ma lui era certo che sarebbe accaduto:“Come fai ad essere così certo?” chiese la ragazza stranita, “Lo so e basta”. La chat si concluse da lì a poco, e nel buio e nel silenzio della stanza la ragazza non chiudeva occhio; i messaggi riguardanti il sogno le rimbombavano in testa sempre più forte, fin quando non scese la quiete e il sonno profondo la avvolse.

Si svegliò di colpo, spalancava e chiudeva continuamente gli occhi lucidi, si toccava, era sudata, era confusa. Si scapicollò in cucina, ingurgitò tutto d’un fiato un bicchiere d’acqua e, dopo essersi tranquillizzata, tornò a letto. Per il resto della notte non dormì, non capiva come fosse possibile… era stata gabbata o si trattava di pura stregoneria? Il giorno seguente durante le lezioni Evie era persa, con lo sguardo rivolto alla finestra ad osservare il cielo sgombro di nuvole, meditava su quanto accaduto la notte precedente. La curiosità di sapere la verità, scrivendo a Luca, era frenata dalla paura. “Ti vedo un po’ giù, tutto bene?” le chiese una sua amica, lei annuì senza dare spiegazioni. Quel giorno tornò a casa da scuola, attraversando il medesimo viale alberato che percorreva da quando era bambina, a testa bassa, lemme lemme, con lo sguardo fisso sui piedi, che si spostavano uno dopo l’altro.

Passò tutto il pomeriggio a contemplare il soffitto, sperando nell’arrivo di un messaggio da Luca. Dopo ore, ormai rassegnata, prese il telefono sopra il comodino e gli chiese spiegazioni. Poi si ricoricò impaziente sul letto. Il silenzio venne interrotto poco dopo da una squillante notifica. Evie scattò e controllò subito. Era lui.

La ragazza, col batticuore, cominciò a leggere l’inizio di un eterno messaggio. Lo lesse più volte per capirne a fondo il significato. Non riusciva a capacitarsi di come Luca potesse entrare nei sogni di chiunque ed esserne il regista: questo aveva compreso dal lambiccato discorso. Era perplessa, necessitava di conferme, lo sfidò; quella stessa notte le avrebbe dovuto far sognare qualcos’altro. Lui, infastidito dall’incredulità della ragazza, accettò.

La sera, a cena, il silenzio lasciava spazio solo alle conversazioni tra i genitori di Evie, che era impegnata ad ingozzarsi di cibo per poi andare a dormire il prima possibile. “Vai con calma, o starai male” la madre preoccupata le disse, “Non posso, devo studiare per la verifica di biologia di domani” bofonchiò mentendo, con l’ultimo pezzo di carne in bocca. Dopodiché si alzò, si recò in camera e si preparò per la notte. Chiuse gli occhi e la presenza di Luca non si fece attendere. Le apparve in sogno, era seduto tranquillamente su una panchina al parco vicino casa; dall’erba emerse un serpente che gli si avvicinò, come se fosse ipnotizzato, strisciò sulle braccia di Luca fino ad arrotolarsi sul suo collo affettuosamente. Ora Evie era osservata da due occhi in più, due occhi che le parlavano parole nuove, ma d’un tratto, “DRIIN, DRIIN”. La sveglia la fece balzare dal letto, era già mattina, era ora di prepararsi per andare a scuola. Si sistemò, ancora un po’ stordita dal sogno, e si avviò.  Lungo la strada rifletteva, Luca era riuscito a stupirla.

Arrivata in classe cercò di seguire la lezione, seppur in modo distratto. Non era un buon periodo a scuola, i voti erano peggiorati, così come l’attenzione e la partecipazione in classe. Stava guardando il soffitto quando un urlo collettivo le fece spostare lo sguardo verso un serpente, entrato dalla finestra. I compagni e la prof si erano scapicollati già oltre l’uscio, mentre Evie era ancora al suo posto; stava fissando il rettile che le andava incontro, senza alcuna esitazione.